Il Gruppo Podistico Avis Locate Triulzi, organizzatore della Stralocate e della CorriLocate, é nato nel lontano 1977, un po’ per passione e un po’ per “ridurre” il livello del colesterolo e dei grassi in eccesso mettendo in primo piano “il movimento” soprattutto la corsa a piedi.

martedì 24 marzo 2015

Maratona di roma 2015



La mattina della gara, quando mi sono alzato per prepararmi mi son detto: "ma chi te lo fa fare?! Non stai in piedi, fuori fa freddo, piove e le previsioni danno tempo in peggioramento. Chi te lo fa fare?!"

Anche Cassandra, da buona profetessa, nei giorni precedenti aveva profetizzato che sarebbe stata una maratona molto disidratante. Io, da scettico sciocco, non le ho dato retta. E Tac!

Castigato dagli dei!

Sabato, il giorno prima della gara, sono stato male. Un morbo misterioso mi ha attaccato e disciolto quasi completamente. Com'era il famoso detto? Tutte le strade portano a Roma? Per me Sabato tutte le strade portavano ai bagni di Roma. Sabato sera invece di ballare per la febbre non mi reggevo in piedi per la debolezza.

Chi te lo fa fare?

Questa domanda mi risuona nella mente quando mi sveglio.

Non so spiegarmelo, ma domenica mattina c'è stato qualcosa che mi ha spinto ad uscire al freddo, sotto l'acqua e ad incamminarmi per il Colosseo. Quando ci arrivo sono già stremato e assetato. Mi infilo in un bar e bevo mezzo litro d'acqua in meno di dieci secondi. Ora mi sento meglio, ma ho ancora sete.

Proviamo a partire. Al massimo mi fermo quando non ce la faccio più.

Alle gabbie vengo separato da Eraldo e Sergio, e già mi sento un pò demoralizzato per essere rimasto solo.
Pazienza, l'ho già fatto a Firenze, infilo le auricolari e in caso di bisogno accenderò la musica.

Partenza!

Sono proprio in fondo stavolta, prima che arrivi sotto alla linea di partenza passano sei minuti.

L'inizio è proprio bello, la cornice dell'altare della Patria, il circo Massimo e la Piramide mi fanno scordare i problemi fisici, le ansie, le paure. Trotteggio allegramente ma sento già troppo caldo. Le previsioni del meteo, e della profetessa Cassandra davano pioggia battente e vento, al momento però è presto e mi devo togliere il poncho. Arrivo ai primi cinque km e subito afferro quella che sarà la mia fedele compagna per tutta la corsa: una mezza naturale.

Bevo come un cammello e sono contento!

Non è lo spot di una nota marca di birra, ma solo ciò che mi sta succedendo: idratandomi continuamente riesco a fare più chilometri di quelli che sognavo.

Più vado avanti lungo il Tevere e più mi dico "ancora un po', non dovevo arrivare qui..."

Solo quando parte la musica di una delle mie canzoni preferite dei Porcupine Tree mi rendo conto di pensare alle sue parole:





Mai fidarsi del suono della pioggia sopra un fiume che scorre veloce nelle tue orecchie

Arrivando da qualche parte, ma non qui

Tutti i miei progetti, semplificati

E tutti i miei piani, compromessi

E tutti i miei sogni, sacrificati

Arrivando da qualche parte, ma non qui...



Vado avanti, anche quando inizio a sentire che le energie vengono meno. Fortunatamente mi sono portato le bustine di fruttosio che si rivelano miracolose. San fruttosio!!! 

Le energie ritornano assieme alla pioggia e per fortuna avevo conservato il poncho che ora torna utilissimo, soprattutto per le folate di vento gelido.

Verso il diciottesimo chilometro, dopo aver attraversato il Tevere e via Conciliazione, arrivo a San Pietro e lì, invece delle classiche visioni fantozziane dei santi che scampanano annunciando la fine imminente, vedo Cassandra sorridente ad aspettarmi. Da qui cambia la mia corsa. Prendo in prestito il suo sorriso e inizio a correre contento di essere giunto fin lì, consapevole di poter fare ancora qualcosa...

Arrivando da qualche parte, ma non qui...

Vado avanti e supero quasi per caso Eraldo che si era fermato ad allacciare le scarpe. Lo saluto al volo alla romana:

"Bella Erà!!!'"

Senza fermarmi vado avanti, sempre più contento. Sicuramente mi riprenderà.

La corsa si allunga verso nord seguendo il corso del Tevere. Arriviamo alla metà e mi rendo conto di essere, anche se di poco, sotto le due ore. Ma come cavolo ho fatto?

Peccato che non riuscirò a finirla, 42 son tanti.

Almeno devo arrivare dalle parti del centro, non qui, dove non c'è niente...

Quando inizio a salire la collinetta nei pressi del ventinovesimo chilometro mi sorprendo ad arrancare assieme agli altri senza fermarmi. Ci scherzo pure con un signore romano. In discesa poi le gambe vanno da sole, tanto che devo metterci il guinzaglio per non farle scappare.

Al traguardo dei trenta sono felicissimo, ce l'ho fatta ad arrivare fin lì, e ne ho ancora!

Supero perfino Sergio e non mi fermo, lo semino!

Che bello correre!

Intorno al 35 esimo ritrovo Cassandra che mi saluta sempre sorridente regalandomi la consapevolezza di potercela fare. Forse ce la faccio davvero!

Al trentaseiesimo guardo il cronometro e vedo che sono andato forte, mi basterebbe correre gli ultimi sei chilometri a sei minuti al chilometro per rimanere sotto le quattro ore!!!

Peccato che non avevo fatto bene i conti con i san pietrini e l'ultima salitona finale, sempre sui san pietrini. Ma soprattutto non avevo considerato le gambe. Giungere fino a lì è stato già un miracolo. Le saluto a malincuore e arranco per le vie del centro: largo Argentina, via del corso, piazza del popolo, piazza di Spagna. Sempre con il sorriso del miracolato, ma ormai sfinito, arrivo alla galleria in salita che sembra non finire più, poi scendo via nazionale facendo attenzione ai san pietrini bagnati. Piazza Venezia è dietro l'angolo e poi eccoli, i fori imperiali!


Il cronometro mi rivela che alla fine ho ceduto molto, ma poi mi guardo attorno e vedo il traguardo, ci sono arrivato, là, un po' più in là di dove pensavo di arrivare.

La commozione mi tramortisce e io mi lascio andare, finalmente, felice, che magnifica sensazione.

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